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officina workshop of landscape
Villa Gina di Francesco Fichera
Le ragioni del restauro
Restaurare forse significa addomesticare. Ricondurre un rudere alla dignità dell’abitare. Restaurare significa anche indagare, non solo nella dimensione materica e tecnologia del passato, ma anche in quel territorio limite, che è la trascendenza. Un’esplorazione complessa che fa riemergere alcune liturgie dell’architettura, rese forma e relazione tra le parti. Come un viaggio verso un’Itaca, conta non tanto la meta ma il processo, le fasi di avvicinamento, le innumerevoli scoperte che si esplicitano durante il rilievo e il cantiere. Il restauro è anche l’arte della narrazione, attraverso lo svelamento di ogni piccolo segreto, l’emersione dei segni e delle storie che sono l’anima della fabbrica. Il restauro è il pretesto per capire, per scoprire, per raccontare. Non è solo riparare per riavviare ma un gesto delicato in cui il nostro lavoro è, permettere alle future generazioni di leggere con semplicità il libro di pietra che la storia ci ha restituito.
Villa Gina è tutto questo. La scoperta di una tecnologia costruttiva ardita e misteriosa. Un capolavoro di bioarchitettura con un’armatura strutturale imprevedibile. Un manifesto di architettura tra la tradizione e l’innovazione. Simbolica, esoterica, come una cattedrale gotica. Le planimetrie, ai diversi livelli come metafora alchemica. La stella di Davide e la stella Pentalfica sono le generatrici della composizione alle diverse scale del manufatto e del suo rapporto con l’ambiente. Un landmark che connette il vulcano Etna (fuoco) al fiume Simeto (acqua). Il maschile e il femminile. Villa Gina come mediatore tra questi due luoghi immaginifici del paesaggio Ionico. I livelli: piano terra, primo, e secondo sono il viaggio ascensionale della purificazione e dell’illuminazione. Dall’acqua (la cisterna) alla terra (il quadrato perfetto del piano terra) passando per la camera ottagonale (l’aria) fino alla lanterna (il fuoco). Quadrato, ottagono, cerchio. Azzurro, bianco, nero, verde, rosso. Sono i colori che caratterizzando questa architettura. I colori dell’Alchimia, della Massoneria. Non deve illuderci questa declinazione, Francesco Fichera è un architetto che pratica l’architettura totale e cosmologica; il restauro ha restituito questa peculiarità e il suo rapporto con la tecnica, la storia, i significati e la forma.
Ma nello stesso tempo l’organismo si compone di alcune parti che oltre a essere simbolicamente narranti sono coerenti con la logica strutturale e bio climatica del manufatto. L’acqua a nord della cisterna, raffresca, attraverso le tubature nascoste nella muratura gli ambienti. Sale verticalmente fino alla camera ottagonale. Il piano terra è concepito come un monolite (la metafora del mattone), sopra di esso una camera ottagonale come se fosse un “rocco” di una colonna dorica, praticamente cava e leggera, collocata senza connessione strutturale al basamento (la metafora della carlinga dell’aereo). Infine una cupola che ci riporta alla cultura araba, composta da un telaio metallico rivestito di calcestruzzo con differente peso specifico, degradante verso l’alto come il Pantheon di Roma (la metafora della gabbia degli uccelli). Simbolismo, mimesis, raffinatezza strutturale, sono alcune delle sorprese di questo restauro. Sono la vera ragione di questo lavoro, la scoperta, la ricerca. Ogni cosa in questo manufatto è pensata, misurata, ponderata e portatrice di mille storie. Il restauro è un viaggio alla scoperta di questo maestro Etneo che guardava verso il passato mentre camminava speditamente verso il futuro in quel 1929. E Casabella, proprio in quegli anni, gli dedica uno spazio per celebrare questo piccolo capolavoro, rimasto per anni nascosto, coperto di fuliggine. Si deve alla sensibilità della committenza, colta e raffinata, alle attenzioni della Soprintendenza e del Comune di Nicolosi, se oggi, questo manufatto ha ritrovato la sua dignità di monumento. In questo territorio, questa storia, è una storia virtuosa. Gli attori di questo viaggio sono uomini e donne che hanno lavorato come monaci, per ricopiare un antico manoscritto, e nello stesso tempo sono animanti dal desiderio di conoscenza verso - oltre la fabbrica - l’opera di Francesco Fichera, forse l’icona della discendenza della cultura architettonica in questa parte dell’isola per molti architetti.
LOCATION ITALY - NICOLOSI
DESIGNER
FRANCESCO FINOCCHIARO | OFFICINA 21
GIUSEPPE MIRENDA | OFFICINA21
PROJECT YEAR 2014
COMMITTENTE
GIUSEPPE RIZZO
COLLABORATORS
ANGELO PERRI
ALESSANDRA SCIURELLO
MARIOLINA MIRONE
MASSIMO INZERILLI
ORNELLA PALMISCIANO
ANGELO AMATO
FABRIZIO RIZZO
ALTA SORVEGLIANZA DELLA SOPRINTENDENZA
AI BB.CC.AA. DI CATANIA
SALVO SORBELLO
IMPRESA
ROSARIO INDELICATO
INTONACI
GUGLIELMINO GROUS
CARLOTTA x ARCHITETTURA II edizione, 2022
Presentazione dei progetti catanesi che hanno preso parte all'edizione 2022 di CarlottaxArchitettura _ Palazzo Platamone, Catania 2022